“Volevo solo dire che il capo ufficio dell’anagrafe è una persona maleducata che non conosce molto bene le procedure cui deve applicare ed è una persona veramente ignorante sia nei modi che nelle parole. Se assumete personale così meglio chiudere“.
Questo post, pubblicato da un utente sulla pagina Facebook di un Comune italiano – aggiunto ad affermazioni analoghe rivolte direttamente al dipendente comunale all’interno degli uffici anagrafici -, è costato al responsabile la condanna al risarcimento del danno quantificato in 5.000,00 Euro dal Tribunale di Pavia (sentenza del 14 marzo 2019).
Tale condotta è stata infatti giudicata non solo come oltraggiosa per le offese rivolte direttamente ai danni del pubblico ufficiale, ma anche diffamatoria per la pubblicazione del post su Facebook in quanto capace di raggiungere un numero indeterminato o comunque quantitativamente apprezzabile di persone.
La sentenza del Tribunale di Pavia si inserisce nel solco di una giurisprudenza oramai consolidata secondo cui il post sui social network di contenuto offensivo costituisce diffamazione aggravata in quanto commessa con un mezzo di pubblicità.